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San Salvo

I resti archeologici rinvenuti al centro dell’antico borgo di San Salvo (oggi Museo del Quadrilatero), ad opus listatum e paramenti in ciottoli spaccati, potrebbero risalire al III-IV secolo d.C., costruiti su muri in opus reticulatum più antichi, appartenenti a edifici di un precedente insediamento, nel quale si commercializzavano o si stoccavano i prodotti agricoli destinati ai mercati della costa balcanica. Infatti risale al III secolo il potenziamento imperiale dell’approdo alla foce del fiume Trigno - Trinium portuorum (ricordato da Plinio il Vecchio). A segnare l’importanza del luogo era l’acquedotto (tuttora funzionante), raffinata opera ingegneristica destinata all’approvvigionamento idrico che per secoli ha alimentato la Fontana Vecchia, a servizio ricreativo e produttivo di una popolazione numerosa probabilmente alleata della vicina Histonium. La continuità insediativa medievale si espresse poi con l’abbazia di S. Maria (costruita alla foce del Trigno) e con la chiesa di S. Vito, di cui si ha notizia nel 1031, sita sui resti degli edifici romani. Nei pressi si trovava anche la chiesa di S. Angelo in Salavento, costruita sui resti di una villa romana in via S. Rocco, nel 994 sottoposta a S. Vincenzo al Volturno, donata dal conte Trasmondo II di Chieti insieme al territorio detto Rosiliano (attuale Piana S. Angelo). Quel luogo quindi era un avamposto volturnense a ridosso del fiume Trigno a rimarcare il confine tra la Contea di Chieti e quella del Molise a cavallo dell’Anno Mille.

Ma fu in epoca sveva che il luogo fu nuovamente interessato dai programmi di rilancio economico dell’agricoltura e pastorizia, fortemente sostenuto dalle casate svevo-angioine, attraverso la diffusione delle abbazie cistercensi, destinate a essere i capisaldi per la transumanza e l’assistenza dei pastori e della popolazione rurale. Nel 1255 pare che al monastero fosse connesso un ospedale-ospizio; altra notazione documentaria dell’abbazia cistercense dei SS Vito e Salvo risale al 1259 quando era collegata a S. Maria Arabona. Ad essa erano soggetti i monasteri di Paglieta, S. Stefano in Lucana (Tornareccio), S. Giovanni di Archi e S. Vito di Forca di Penne. La rifondazione e nuova strutturazione religiosa di questi complessi monastici, portò al riordino dell’agricoltura. I terreni dell’abbazia si estendevano in Salavento e nella media valle del torrente Buonanotte con l’antico borgo sito nella località Castellano (Piano di Marco) a formare un’enclave feudale strategica nel Duecento, quando la commercializzazione di vino, cereali e olio tornò a fiorire (con gli approdi del Trigno e Punta Penna) tra Abruzzo e Molise-Gargano, a confine con la Contea di Monteodorisio e la signoria dei Di Sangro. Ormai affievolita degli antichi splendori, l’abbazia passò a Colantonio Valignani nel 1438, subendo un saccheggio dei Turchi nel 1453 che indusse i monaci ad abbandonarla per sempre. Il sito fu trasformato in borgo rurale agli inizi del XVI secolo quando si costruirono abitazioni sui resti antichi a costituire il primo nucleo urbano dell’odierna San Salvo. Oggi la Porta della Terra è sede del Museo Civico Archeologico che conserva reperti di età italica, romana e medievale e del Parco Archeologico del Quadrilatero con reperti risalenti a 3000 anni fa.

La Chiesa di San Giuseppe, antica chiesa del monastero romanico di Santo Salvo (secc. X-XII), quasi interamente ricostruita in stile neoclassico, accoglie le reliquie di San Vitale, patrono della città.

La collina di S. Salvo costituisce lo spartiacque tra il Trigno e il bacino idrografico del Torrente Buonanotte con rilievi collinari di moderata quota, dove le recenti sistemazioni agrarie si alternano a insediamenti industriali e alla diffusa urbanizzazione indotta dallo sviluppo economico iniziato negli anni 60-70 del Novecento che ha trasformato quello che era un piccolo centro rurale in una fiorente cittadina di oltre 20.000 abitanti. A oriente si scorge la Marina con il noto biotopo costiero, oasi naturale protetta di circa 8 ettari, all’interno della quale si trova il Giardino Botanico Mediterraneo che conserva alcune delle specie arbustive ed erbacee tipiche della macchia mediterranea e una fauna molto variegata che include aironi, cavalieri d’Italia, martin pescatori, fratini e testuggini palustri. A occidente invece si scorgono le plaghe collinari del Trigno.

San Salvo vanta il primato di ospitare il primo tratto in Abruzzo della pista ciclabile costiera realizzata con il progetto “Bike to Coast” che interessa 131 km di costa abruzzese, da San Salvo a Martinsicuro. In via di ultimazione il secondo blocco che collega il centro abitato con la Marina.

L'Associazione, con ente capofila il Comune di San Salvo, annovera 54 Comuni compresi nelle province di Chieti, Isernia e Campobasso, per una popolazione complessiva di 137.000 abitanti e una estensione complessiva di 1680 Kmq
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