Cupello
Si potrebbe parlare di Cupello come esempio di “urbanistica” rinascimentale in Abruzzo (come è accaduto per Giuliopoli presso Rosello); infatti il borgo subì una riorganizzazione tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo su iniziativa dei D’Avalos di Vasto che vi impiantarono una folta comunità di “slavoni”; si trattava all’epoca di una contrada della vicina Monteodorisio, di ben più antica strutturazione e alla quale restò unita fino al 1811, quando su disposto napoleonico Cupello diventò Comune a se stante. Dopo il terremoto del 1456, la feudalità abruzzese accolse di buon grado l’arrivo delle popolazioni cristiane slave che, per l’espandersi dell’impero musulmano turco nella penisola balcanica, emigravano nella penisola italiana, soprattutto dopo che i principi albanesi Scandenberg si erano accordati con i re aragonesi del Regno di Napoli. Molte località abruzzesi e molisane, già funestate dal terremoto del 1456, poterono risorgere con l’arrivo di queste popolazioni, dedite all’agricoltura. Nel Vastese furono soprattutto i D’Avalos a sostenere il loro arrivo. Come Casacanditella (nel Chietino) Cupello fu chiamata anche “Villa Schiavoni”. Il Marchesani scriveva nel 1838: “essendo l’anno 1464, gli Schiavoni qui rifuggiti dalle provincie loro invase dal Turco, edificaronsi sulle distrutte ville Morrone e S. Pietro ad Aram (propriamente in contrada, che Cupello si denominava, e che al demanio di Monteodorisio apparteneva) edificaronsi de’ casolari con legna, canne, paglia e creta. Crebbe, seguendo i riti della Chiesa latina, questo nuovo popolo, e Villa Cupello al sud-ovest sud di Vasto s’innalzò ad Università, tassata per fuochi 49 mel 1532 e fornita di suo tenimento”. (pag. 157). Durante la II Guerra Mondiale subì un sanguinoso bombardamento con numerose vittime. Oggi la comunità di Cupello è insignita della medaglia di bronzo al Merito Civile.
Tra le origini etimologiche del nome, c’è quella suggestiva secondo cui il termine, nell’accezione dialettale, “Lu Cupellə” derivarebbe dal latino “lucum pellere”, ovvero bosco destinato a caccia.
Il paesaggio si delinea su un sistema collinare, con ampie plaghe caratterizzate da campi spogli con arborati strutturati e specializzati, soprattutto oliveti e vigneti a “capanneto”. A interrompere la parte coltivata sono alcuni appezzamenti erbosi, soprattutto sopra le pareti calanchive del Vallone Stampanato. La Chiesa della Natività di Maria Santissima conserva un bel portale in bronzo. La Chiesa della Madonna del Ponte custodisce una pregevole statua in legno policromo e una Madonna con Bambino del XV secolo.