Dogliola
Nel 1115 l’abate Giovanni del monastero di S. Angelo di Cornacchiano ricevette da Ugone di Grandinato, feudatario di Fresagrandinaria, il castello di Dogliola. L’abbazia, fiorente in epoca normanna, assunse un importante ruolo di riorganizzazione del territorio, attraverso il sistema delle chiese e grangie; nel 1323 a questa abbazia pare facessero riferimento 24 chiese diffuse nella Valle del Treste. Dogliola, sin dalla fine del XII secolo apparteneva a un esteso feudo sottoposto ai Grandinato, che ne detennero il possesso per tutto il Duecento. Successivamente, con l’estinzione di quella famiglia, l’intero feudo passò nel 1330 ai Di Sangro e quindi alla Baronia di Monteferrante.
L’impianto urbano sembra riferirsi ai tipi urbanistici a “spina di pesce” dell’incastellamento dell’XI e XII secolo; ai due assi viari principali si innestano le “rue” trasversali. All’interno del borgo vi sono i resti della chiesa parrocchiale e del palazzo fortificato, di cui si ha notizia nel XVI secolo, già appartenente alla famiglia Fazia. Nel 1267 i “cittadini di Digliola si diedero a seguire le parti ghibelline, ribellandosi all’abatae di S. Angelo in Cornacchiano loro feudatario e di parte guelfa, il quale coll’aiuto de’ cittadini di Palmoli li ridusse ad obbedienza. Per ricompensa l’abate donò a’ Palmolesi il diritto di pascere, acquare, legnare anche sugli alberi fruttiferi, e pernottare nel territorio di Digliola, concedendo loro quanto egli vi possedeva, ed espressamente ordinando, che come signori e padroni perpetuamente quel diritto godessero, riserbandose il semplice uso a’ Dogliolesi ribelli, affinchè costoro fossero sempre soggetti e di condizione inferiore a que’ di Palmoli in pena della loro ribellione. Dopo quattro secoli di pacifico godimento, i cittadini di Palmoli vennero turbati nel possesso di questo loro diritto, per la cui rivindica fu scritta la presente allegazione” (Allegazione der lo Sign. D. Domenico Severino Barone di Palmoli, e per l’Università dell’istessa Terra di Palmoli contra l’Università e Barone di Digliola, 1713- in Minieri Riccio).
Attualmente è l’antica chiesa di S. Rocco (esistente nel 1568), costruita extramoenia, a dominare la piazza principale; al suo interno vi sono i dipinti di Nicola Sigismondi di Lanciano.
Nel territorio si trovano la Fonte Vecchia, restaurata nel 1830 e recentemente rinnovata, oltre alla Fonte Marina, sita lungo la strada che conduce a Fresagrandinaria.
Il paesaggio di Dogliola è quello tipico della Valle del Treste: alle cime collinari coperte da boschi, si alternano i campi coltivati, a ricordare l’antica vocazione agricola e di allevamento. Risulta documentato in passato l’allevamento dei suini nei numerosi querceti. Agli elementi naturali (speroni di roccia, creste, solchi erosivi) si aggiungono a “macchia di leopardo” dei residuali di bosco e l’alternanza dei campi coltivati.